Fotografia subacquea, una breve e intensa esperienza


Fotosub

Tra il 1980 e il 1990 ho fatto qualche esperienza nella fotografia subacquea, praticavo già da qualche anno le immersioni con autorespiratore. Da una parte sviluppavo interesse per la didattica diventando prima Assistente Istruttore e poi Istruttore, dall’altra coltivavo l’attività fotosub. Non ho fatto grandi foto ma qualche ho qualche ricordo bello che condividerò qui dentro.

L’attrezzatura usata era quella dell’epoca, macchine fotografiche anfibie o scafandrate a pellicola, il digitale era ancora lontanissimo e impensabile. Ho avuto due Nikonos III e una V, vari flash elettronici specifici e un corredo di obiettivi e accessori. Frequentavo il Centro Immersioni Sorrento, uno dei primissimi diving italiani, l’attività non era così diffusa come adesso, non eravamo più pionieri dell’immersione. Nel Centro, grazie alla professionalità ed esperienza di Guido Picchetti, sono cresciuto sia nella didattica che nella fotografia subacquea. Guido è stato un maestro in entrambi i campi.

La tecnica usata per fare delle buone fotosub si basava principalmente sul dosaggio delle luci a disposizione per fare in modo di equilibrare la luce ambiente e quella del flash, quest’ultimo obbligatorio per il recupero dei colori. Con l’aumentare della profondità i colori vengono assorbiti e in profondità restano poche tonalità di blu, grigio, verde, i rossi sono del tutto assenti. Già dai primi dieci metri di profondità lo spettro si riduce e si nota una perdita nella gamma del rosso. Il flash se sparato a tutta potenza causava uno sfondo nero, riducendola si recuperava luce e un bello sfondo blu. Questo particolare è il bello della fotografia subacquea.

Tutto accadeva appunto tra il 1980 e la fine degli anni ’90, adesso è tutto molto più semplice, dai primi anni 2000 si è diffuso l’uso delle macchine fotografiche subacquee o scafandrate digitali. Ora è da tanto che non faccio più immersioni.

 

Anthedon